Generazioni a confronto nell’interazione con i social media.
Quali sono i social utilizzati e come comunicare con le diverse generazioni.
SILENT GENERATION
La Silent Generation è composta da persone nate tra il 1925 e il 1945, gli anni della grande Depressione e della Seconda guerra mondiale.
Sono individui legati a valori tradizionali e rispettano gli impegni presi.
Secondo una ricerca condotta da Barclays e dall’Università di Liverpool, la Silent Generation ha maturato comunque un approccio positivo verso l’utilizzo dei social.
In Italia, come indica un rapporto Censis-Ucsi, il 14,3% della Silent Generation è iscritto a Facebook e il 6,6% usa Youtube.
BOOM GENERATION
Questa generazione è formata dai nati tra il 1943 e il 1965, il prodotto dell’ottimismo del dopoguerra.
La Boom Generation ha sviluppato i valori dell’individualismo, dell’ottimismo, ma anche della famiglia ed è più abituata all’uso della tecnologia (Williams & Page, 2011).
Facebook è il social preferito della Boom Generation (65,2%).
Quest’ultima è molto interessata ai brand e ai messaggi pubblicitari. Si tratta di persone attive, che amano dedicarsi ai propri hobby, viaggiare e sentirsi al passo con i tempi.
Per comunicare con loro è fondamentale dare garanzia di sicurezza e semplicità di utilizzo delle piattaforme su cui navigare.
X GENERATION
Composta da coloro che sono nati tra il 1966 e il 1980, in un’epoca di difficoltà economiche, con matrimoni spesso falliti e poca fiducia nelle istituzioni.
Con una forte propensione al lavoro, si è dimostrata la generazione più forte in ambito imprenditoriale, vivendo anche lo sviluppo e la diffusione dei PC. I nati nella generazione X ritengono la tecnologia indispensabile e usano strumenti digitali anche per le comunicazioni.
Uno studio svolto da Nielsen ha evidenziato che gli appartenenti alla Generazione X passano più tempo degli altri sui social network cercando informazioni, promozioni e prodotti. Si tratta di persone molto attente ai pareri, che quindi leggono le recensioni e le valutazioni rilasciate sul web. Sembrano comunque titubanti a usare nuove piattaforme di social network come Snapchat.
MILLENIAL GENERATION
Nati tra il 1981 e il 1995 in un periodo di cambiamenti rapidi e radicali, come ad esempio la diffusione massiva dei computer, il mobile e il lavoro a tempo pieno per le donne.
Si tratta di persone molto informate e attente ai brand, quindi per ingaggiarle bisogna usare creatività e strategia.
I Millennials amano i social e li usano per conoscere i trend del momento. Si tratta di persone che conoscono i meccanismi della comunicazione e delle promozioni, perciò pongono particolare attenzione al messaggio, MA questo deve essere realmente accattivante, sia visivamente che testualmente. Molto spesso scorrono i feed dei social mentre “guardano” la TV e catturare la loro attenzione è diventata un’impresa quasi impossibile, pertanto è necessario curare la comunicazione rispetto alle loro preferenze. Certo, per intrattenerli bisogna aderire al loro linguaggio utilizzando emoji, termini freschi e tanti formati grafici (video, immagini, gif) all’altezza delle loro aspettative.
Z GENERATION
La generazione nata dal 1996 al 2009 ha assistito alla recessione economica, al terrorismo globale e alla crisi dei mutui.
Abituati alla globalizzazione, alla facilità degli spostamenti e all’integrazione di persone provenienti da Paesi diversi, con diverse culture e stili di vita, si lasciano influenzare dai nuovi media e interagiscono online con “amici virtuali”.
La Generazione Z è la generazione dei futuri consumatori e già nel 2020 ha costituito il 40% dei consumatori mondiali.
I brand devono essere in grado di stimolare la loro attenzione in soli 8 secondi con un linguaggio semplice, fresco e con un’immediata componente visiva.
La Generazione Z è impaziente e odia le attese.
NEW ENTRY: ALPHA GENERATION
Il sociologo Mark McCrindle ha coniato questo termine per indicare i nati dopo il 2010, la cui vita è stata impregnata dalla tecnologia fin dalla loro nascita.
Una ricerca condotta su un campione di bambini dai 3 ai 10 anni dal Mit Media Lab ha analizzato i livelli della loro interazione con le entità digitali, come Google Home, Amazon Echo Dot, Julie, Cozmo e un robottino chiamato Anki.
Dalla ricerca è emerso che “i giocattoli connessi diventeranno la normalità e questo farà sì che i bambini si aspettino che essi non solo rispondano ai loro comandi, ma che mostrino una propria intelligenza emotiva”.